Coraggio o stupidità
“Scegli un lavoro che ti piace” mi dicevano quando ero più piccola o ogni volta che si avvicinava un bivio di quelli importanti (o per lo meno quando sei lì ti sembrano importanti): classico o scientifico, ingegneria o geologia, equitazione o atletica? Non credo di aver mai saputo davvero quello che volevo, era difficile da capire, ogni scelta era fatta seguendo un mix di ciò che sentivo che forse avrei voluto fare e ciò che era giusto fare. Col senno di poi mi dico: come potevo sapere allora, dal momento che anche oggi non sento propriamente di avere la conoscenza in tasca, ecco…
Tuttavia direi che quel famoso consiglio non mi ha portato poi così fuori strada, poiché ritengo la mia formazione scolastica un grande bagaglio ed una grande opportunità, però ad oggi mi chiedo:Sarò stupida o sarò coraggiosa a fare ciò che faccio?
Perché, dopo un mazzo esagerato che mi sono fatta a studiare sassi all’università, una tesi in geotermia (che mi domando ancora come mi sia venuto in mente?!), quindi una laurea a pieni voti, sarebbe stato ovvio insistere e fare la geologa, magari un dottorato da qualche parte o magari concorsi pubblici o magari andare all’estero e invece quel “scegli un lavoro che ti piace” non mi ha infine lasciato scampo e oggi sono Accompagnatrice di Media Montagna. Fighissimo, super, top, ma…
Questo lavoro è oggettivamente meraviglioso, si ha l’opportunità di viaggiare, camminare e stare insieme a persone che hanno interessi davvero simili ai tuoi e sono felici di essere lì con te, si sta in natura per il 70% del tempo e la restante percentuale è la pianificazione del lavoro. I “ma” tuttavia sono consistenti, il lavoro, come la gran parte delle partite iva, te lo devi procurare, in Italia la figura dell’AMM non è per niente tutelata infatti giornalmente compaiono nuovi “corsi per pataccari” che basandosi su cavilli legislativi in 12/24 o 32 h ti formano (attraverso corsi online o quasi) come “esperta guida trekking”, la guerra del prezzo più basso è allucinante e l’offerta è sempre più consistente.
Ci sono periodi in cui lavoro di più, altri in cui si entra nel down, non c’è sicurezza economica, per lo meno io non la ho per adesso. E quindi capirete la mia domanda! Spesso me la pongo, spesso poi guardo “gli altri” con il posto fisso e mi sembra di aver sbagliato. In effetti questi “altri” si fanno il loro lavoro, poi escono dall’ufficio e stop, possono permettersi di pensare ad altro, vacanze assicurate, regali nei momenti giusti, Natale, compleanni ecc… ma se io non avessi intrapreso questa strada forse penserei “degli altri” con partita iva che sono fortunati perché ogni giorno può essere diverso, forse penserei che ne varrebbe la pena (Che poi chi sono “gli altri”?!) …
E come da sempre ad ogni grande bivio non so cosa fare…
Per ora quindi continuo a seguire quella parte coraggiosa o stupida di me che mi ha fatto scegliere “il lavoro che mi piacerebbe fare”…
Anche perché questa volta sono sola eh, cioè no, non è vero, non sono sola, in realtà ho un grandissimo fan (mio marito) e alcuni amici speciali che tifano per me, però questa volta non ho mamma e papà che mi dicono di fare quello che voglio, a 33 anni suonati mamma e papà mi dicono che sarebbe l’ora di pensare ad un lavoro vero (dio mio che nervoso!), loro hanno ben chiari i sacrifici che hanno fatto per permettermi di studiare fino all’università (e hanno pure ragione)…
Semplicemente mi rendo conto che sto facendo il lavoro che mi piace! E mi domando: Ma come posso rinunciare a questo?
Poi accade che nel mentre che lavoro, cammino, aiuto un membro del mio gruppo, porto il gruppo a vedere una grotta, o faccio un trekking in collaborazione con una collega o un collega, oppure faccio un selvaggio blu e niente, semplicemente mi rendo conto che sto facendo il lavoro che mi piace! E mi domando: Ma come posso rinunciare a questo? Come posso rinunciare a questa opportunità senza averci provato fino a quando sarà possibile? Fino a quando belin: quella bolletta non riesco a pagarla, fanculo mi serve un altro lavoro?!
Per ora quindi continuo a seguire quella parte coraggiosa o stupida di me che mi ha fatto scegliere “il lavoro che mi piacerebbe fare”…
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